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Nel tanto atteso incontro con la stampa ieri, Facebook ha lanciato ‘Graph Search’, il motore di ricerca che opera non su tutta la rete ma esclusivamente all’interno del social network fondato da Mark Zuckerberg, incrociando tra loro i dati dei diversi milioni di utenti.
Dopo il lancio,Facebook ha perso a Wall Street oltre il 2%, sintomo della non entusiastica accoglienza della nuova ‘creatura’ di Zuckerberg, che probabilmente ha deluso quanti attendevano annunci piu’ eclatanti, come il Facebook Phone. “Con ‘Graph Search’ si potra’ ad esempio digitare nella stringa di ricerca, “a quanti piacciono Harry Potter e Guerre stellari?”, e scoprire coloro che condividono la comune passione all’interno dell’universo Facebook. La ricerca si estende a tutto il social network e non solo agli “amici” con cui si sa gia’ cosa si ha in comune. Questo sistema ricorda in qualche modo l’esperimento di ‘Ping’, il social network esclusivamente musicale legato a iTunes, lanciato da Steve Jobs il primo settembre del 2010 a cui venne staccata la spina lo scorso 30 settembre, per lo scarso numero di iscritti. L’enorme vantaggio della creatura di Zuckerberg e’ che parte da un database di oltre 1 miliardo di iscritti. Difficile prevedere, pero’, quanti se ne aggiungeranno o quale flusso di ricavi ‘Graph Search’ potra’ generare. La conferenza stampa di Zuckerberg era attesissima, dopo le indiscrezioni sulla possibilita’ che fosse svelato il Facebook Phone. Il fondatore del social network aveva annunciato, in pieno stile Apple, che in diretta dal quartier generale di Menlo Park ci sarebbe stata la presentazione di un nuovo prodotto: “Venite a vedere cosa stiamo costruendo”, era stato l’invito ai giornalisti. Oltre al Facebook Phone e all’innovativo motore di ricerca, tra le altre ipotesi che circolavano in rete c’era quella di un un sistema che avrebbe dovuto permettere di effettuare chiamate agli amici iscritti al social network direttamente dallo smartphone.
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L’archivio Ancestri.com, contenente informazioni per ricostruire gli alberi genealogici grazie alle segnalazioni degli utenti, è stato acquistato da Permire per 1,6 miliardi di dollari.

www.ancestry.com
E’ possibile inserire nome e cognome per dare il via alla ricerca sulle origini della propria famiglia fino a scavare nel passato per secoli.
Ma non finisce qui, gli utenti iscritti possono anche disegnare le ramificazioni della storia del proprio nucleo familiare. Sito a pagamento, a partire dagli anni Novanta, è diventato una sorta di mega banca dati, alimentata dall’integrazione con altri archivi. Da tempo aveva iniziato un’espansione in Europa, e anche in Italia, raccogliendo ben 38 milioni di alberi genealogici e due milioni di utenti registrati.

Inoltre, l’avanzata della genetica personale ha aperto altre frontiere, difatti alcune startup sono in grado di risalire alle possibili aree di origine degli antenati di una persona dall’analisi del dna. La chiave è nelle informazioni contenute nei genomi e nell’immensa opera di mappatura degli ultimi anni, iniziata con lo Human Genome Project. La raccolta di memorie familiari è possibile anche attraverso i social network. FamilyLeaf, per esempio, è una rete sociale online privata per la condivisione in cerchie ristrette.

La mole di contenuti di ogni genere offerti dalla rete, che ormai da tempo permette di informarsi su ogni genere di argomento da tantissime fonti differenti, ha mandato in crisi i mezzi di informazione classici come i quotidiani.

A tal proposito, gli editori di Italia, Germania e Francia hanno deciso di difendersi dalla concorrenza molto ampia e variegata e per richiedere ai rispettivi governo di prendere una decisione netta che possa tassare in maniera adeguata i risultati indicizzati dai motori di ricerca.

Riguardo ai contenuti indicizzati, una certa cifra viene guadagnata dai portali che offrono queste notizie, ma una somma maggiore viene guadagnata dagli stessi motori di ricerca che forniscono i risultati agli utenti.
La Federazione Italiana Editori e Giornali, la Bundesverband Deutscher Zeitungsverleger e Verband Deutscher Zeitschriftenverleger e l’Association de la Presse hanno deciso di unirsi per far rispettare i propri diritti, chiedendo ai rispettivi governi di prendere una decisione in merito ad una giusta remunerazione dei contenuti indicizzati dai motori di ricerca, che al momento vedono nettamente sfavoriti gli editori dei vari paesi che ricevono un compenso inadeguato rispetto all’utilizzo dei loro contenuti.