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Doveva essere una semplice applicazione attraverso cui poter creare e condividere album fotografici, in realtà si è rivelato uno strumento che favorisce la pornografia e la pedopornografia.

Un paio di settimane fa l’organizzazione Watch Foundation, organizzazione mondiale che si occupa di sicurezza in rete, aveva lanciato l’allarme: i siti pornografici rubano l’88% di fotografie in pose osè che, soprattutto gli adolescenti, postano su internet e sui social network.


L’app in questione, in vendita su Apple Store al costo di 1.79, si chiama Badabing e scandaglia i profili Facebook alla ricerca di foto sexy dei propri amici, mettendole ben in evidenza.
Screenshot di Badabing

L’applicazione non è illegale, attualmente è disponibile solo su iPhone, ma presto gli sviluppatori potrebbero lanciarla anche su altre piattaforme.

La Watch Foundation ha lanciato un nuovo allarme, a seguito di numerose denunce pervenute da alcune ragazzine, adolescenti e giovani donne che dopo aver postato foto che volevano essere esplicitamente seducenti, hanno trovato queste foto pubblicate su molti siti pornografici.

Secondo l’organizzazione, Badabing può essere una minaccia per numerosi minorenni, infatti, sono state prelevate foto di migliaia di ragazzine minori di 16 anni.

Dal canto suo, Badabing si difende sostenendo che non c’è nessuna violazione della privacy in quanto le fotografie sono quelle visibili da un qualsiasi account Facebook.

Tutti i possessori di smartphone dovrebbero conoscere l’applicazione Waze, capace di trasformare il proprio telefonino in un navigatore dal funzionamento “social”, consentendo agli utenti che lo hanno installato di condividere informazioni e segnalazioni in tempo reale sul traffico e percorsi di navigazione. La nuova funzione dell’App consente agli utenti di segnalare il prezzo di vendita dei carburanti di oltre 18.000 distributori sparsi sul territorio italiano, ed offrire così agli altri automobilisti la possibilità di scegliere il distributore più conveniente. 

La mossa sembra molto astuta, la corsa al risparmio può essere una valida spinta verso l’interazione utente-utente, stimolando quindi la community di Waze ad aggiornare i prezzi dei carburanti. Con il continuo aumento dei prezzi dei carburanti, trovare quei pochi distributori che riescono a tenere prezzi decenti può davvero far risparmiare diversi euro. 


D’altronde dietro questa scelta vi è un’accurata ricerca commissionata da Waze ed effettuata con la collaborazione della società Art, condotta su un campione di 500 persone residenti vicino a grandi centri urbani, emerge un dato significativo sul comportamento degli italiani riguardo il caro benzina: il 65.6% degli intervistati ha risposto che da quando la benzina è aumentata a dismisura ha cambiato le proprie abitudini completamente o in parte. Nel dettaglio, il 35.4% ha affermato di aver eliminato gli spostamenti in auto ‘non obbligatori’, mentre il 23.4% ha addirittura sostituito l’uso dell’auto con i trasporti pubblici. Infine, c’è un 6.4% che sta già pensando di sbarazzarsi della propria auto e un 5.2% che, invece, pensa di sostituirla con una vettura più parsimoniosa e dai costi di manutenzione minori.

E’ soprannominato MegaDroid ed è un progetto nato per migliorare la sicurezza e l’affidabilità di smartphone, tablet, computer portatili e tutti quei dispositivi connessi alla rete, potenzialmente soggetti al rischio di intrusioni informatiche o a interruzioni del servizio. I ricercatori del Sandia National Laboratories, a Livermore, in California hanno collegato tra loro 300.000 dispositivi portatili virtuali dotati del sistema operativo Android di Google, allo scopo studiare le reti smartphone su larga scala. Il progetto punta a realizzare un programma che consenta alla comunità informatica di modellare ambienti simili e studiare i comportamenti della rete. “Uno strumento – spiegano i ricercatori – che consentirà di proteggere al meglio i dispositivi palmari dai malintenzionati”. La sperimentazione si basa sul successo di un lavoro precedente, in cui i ricercatori avevano studiato dei computer virtuali dotati dei sistemi operativi Linux e Windows. “Gli smartphone sono ormai ovunque e vengono utilizzati al pari dei dispositivi elettronici più comuni, come i computer fissi e quelli portatili”, afferma David Fritz, dei Sandia National Laboratories. “Ma, anche se sono un facile bersaglio, nessuno sembra averli studiati su scale come quelle che stiamo osservando”, aggiunge.“Questo network virtuale Android è accuratamente isolato da altre reti del laboratorio o del mondo esterno, ma può essere realizzato in un ambiente di calcolo realistico”, spiega un altro autore della ricerca, John Floren. “Questo ambiente – osserva – potrebbe includere un servizio di dominio (DNS), una chat istantanea, un server web e diverse sottoreti”. Un elemento chiave del progetto è il sistema “parodia” del posizionamento globale (GPS). Gli studiosi hanno, infatti, simulato i dati GPS di un utente smartphone in ambiente urbano, fattore fondamentale in quanto le funzioni Bluetooth e Wi-Fi sono altamente dipendenti dalla posizione fisica e potrebbero facilmente essere controllati e manipolati da malintenzionati. MegaDroid è un punto di partenza “per analizzare e studiare ciò che gli hacker potrebbero fare sulle reti degli smartphone, ma anche uno studio utile per comprendere e limitare i danni causati da eventuali interruzioni di rete per difetti informatici, disastri naturali o atti di terrorismo” concludono i ricercatori.

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